Gestione dei canili |
I canili della Provincia, come in pratica quelli di tutta Italia, sono pieni, talvolta oltre il limite prescritto; alcuni comuni sono da tempo alle prese con serie difficoltà economiche per far fronte al pagamento delle rette giornaliere dei cani a loro carico. In questo stato di cose gli amministratori meno sensibili non si limitano a gridare aiuto, e sarebbe logico, ma da quache parte si sente parlare di soppressioni sommarie di animali, o quanto meno di riduzione delle rette, tanto chi se ne frega se quelle bestiole mangiano di meno, se la loro gabbia è più sporca o il canile non a norma… Un tale modo di affrontare il problema è superficiale e per giunta malvagio.Anzi, questo non è proprio per niente affrontare il problema, perché nessuna di tali soluzioni è intelligente, perché in questo modo il problema, che effettivamente esiste, si cerca solo di aggirarlo. Prima di tutto c’è da chiedersi come mai certi comuni hanno 30-50 cani da gestire, ed altri, magari confinanti, ne hanno 2 o 3, o nessuno. | Cani in gabbia nei pressi di Acqualagna. Questa "struttura" e' stata smantellata a seguito di una denuncia di Lupus in Fabula |
C’è forse qualcuno che si ispira ancora alla vecchia,
vergognosa legge nazionale che autorizzava a sopprimere i cani non richiesti
indietro? Ma siccome dovremmo essere una società civile a certe cose è
meglio non credere…, e allora perché non si trova il modo di far partecipare
alle spese anche quei comuni senza cani randagi nei canili? Infondo il
randagismo è un fenomeno senza confini. Un fenomeno che va prima di tutto
prevenuto, con l’educazione, la sensibilizzazione, ma che non può prescindere
da un corretto inquadramento delle singole realtà in cui si evolve. In
contesti metropoloticani l’abbandono è soprattutto collegato alle dinamiche
famigliari, o comunque sociali. Nelle provincie, come in questo Provincia,
basta andare negli stessi canili per accorgersi che il 70% dei cani è
rappresentato da razze ricollegabili alle attività della caccia e della
ricerca dei tartufi. Premesso che con l’iscrizione all’anagrafe canina
(microcip, tatuaggio) l’abbandono è scoraggiato, un controllo a tappeto
dei cani per verificarne l’iscrizione va fatto quanto meno risalendo a
tutti coloro che hanno, appunto, la licenza da caccia o il tesserino per
i tartufi. Sarebbe già un ottimo inizio, e magari nel frattempo si prenda
visione dello stato di detenzione dei cani, quasi sempre fuori legge e
indubbiamente riconducibile allo smarrimento per fuga di molti di quegli
animali. Gli addetti potrebbero anche cogliere l’occasione per spiegare
l’importanza della sterilizzazione: una scelta consapevole e oggi giorno
improrogabile. Ad oltre 10 anni di distanza dall’entrata in vigore delle
nuove leggi in materia di animali domestici, il grande passo che quelle
normative hanno fatto compiere all’Italia intera verso un senso di civiltà
sembra essere stato dimenticato. Il problema è che la morale, da allora,
non è stata più al centro della questione e da quella legge, ottima per
quanto logica e purtroppo tardiva, sono stati diramati dagli enti locali
una serie di normative e regolamenti spesso lacunosi. Le varie campagne
contro l’abbandono dei cani non hanno evidentemente colto nel segno e
gran parte dei cani che si direbbe fortunati ad avere un padrone sono
in realtà da questi maltrattati e costretti a vivere ad una catena di
pochi decimetri o anguste gabbie. La più grande necessità dei canili,
cioè l’affido dei cani, è messa in secondo piano dalla conduzione da parte
di privati cittadini (e non di associazioni animaliste) di alcune di quelle
strutture, a dimostrazione del fatto che certi gestori considerino più
conveniente trattenere il cane nella loro struttura, il che significa
un’entrata sicura, piuttosto che farlo adottare. Visto che la legge regionale
autorizza l’apertura di canili privati, sta allora agli enti che con questi
hanno convenzioni, vigilare sul loro operato. Quella stessa legge propone,
ma purtroppo non obbliga, la realizzazione di canili comunali, e in effetti
sarebbero stati più vivibili e più gestibili delle piccole strutture,
ma di queste iniziative non c’è quasi traccia alcuna. Ci sono invece grandi
canili con 250-300 cani e canili fuori norma, a scapito degli animali,
tenuti aperti perché non se ne può fare a meno.
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